Antonio Polito non è il guardiano
dell’isola del faro confinato nella solitudine, ma il vice direttore del
Corriere della sera. Stupisce quindi che solo oggi egli si accorga che in
Italia esiste un’emergenza “figli” dopo che, uno dopo l’altro, sono venuti meno
i modelli consolidati della tradizione educativa. Detto questo, non può che
farci piacere che un personaggio noto al grande pubblico dei salotti
televisivi, con il suo saggio Riprendiamoci i nostri figli costringa tutti a
riflettere su una questione di fondo come l’incapacità di trasmettere alle
nuove generazioni non solo il sapere ma persino i modelli base di comportamento
indispensabili alla stessa sopravvivenza della specie.
Ancora una volta partendo dal comodo
strumento di un libro – questa volta di narrativa – noi oggi siamo in un
Circolo Acli, un contesto ristretto ma probabilmente assai più anticonformista
di una delle tante piazze televisive, a dar vita a un confronto tra i
Sessantottini – cioè coloro che hanno beneficiato di tutte le libertà concesse
da un eccezionale periodo di pace e di benessere – e i loro figli e i loro
nipoti che hanno subito tutte le conseguenze delle scelte di chi troppo a lungo
ha vissuto nell’illusione di poter essere giovane per sempre, senza curarsi
della sorte di coloro che sarebbero venuti dopo.
Serve qui aggiungere che il libro
Inconsolabili si nutre dell’apporto di nove scrittori che sono stati chiamati a
misurare la loro arte su un tema di cruciale attualità, nella convinzione che
il libro debba tornare ad essere occasione privilegiata per interpretare la
realtà.